La speranza è una luce che ci guida, ma a volte può accecarci.
Ci aggrappiamo al domani, convinti che porterà soluzioni, senza accorgerci di come ci sfugge il presente.
E se la speranza fosse solo una dolce illusione che ci allontana dalla realtà?
Speranza. Bella parola, vero? Suona morbida, rassicurante. È la fiamma che resiste quando tutto sembra spento e perso. Ci illude che qualcosa di grande sia ancora possibile. La speranza è magia: ci rialza dopo una caduta, ci fa guardare oltre la realtà.
Purtroppo anche la speranza nasconde un lato oscuro. Perché può essere un veleno lento, una piccola droga giornaliera che ci inchioda all'illusione del domani e ci fa dimenticare di vivere il presente.
Capita che ci aggrappiamo alla speranza come fosse l'unico mezzo per sopravvivere.
Speriamo in un futuro migliore, in un amore che ci riempia, in una svolta che cambi il corso della nostra esistenza. Ma nell'attesa, restiamo immobili o troppo concentrati sul futuro.
Una verità ci accomuna. Aspettiamo sempre qualcosa: il momento giusto per fare qualcosa, la felicità perfetta, che qualcuno mantenga una promessa. E intanto, la vita scivola via. Rimandata. Persa in un domani che forse non arriverà mai.
A volte, la speranza è solo paura ben mascherata. Paura di affrontare il presente per quello che è.
Sogniamo la ricchezza, il successo e la gloria, illudendoci che ciò basti a conferire significato alla nostra esistenza, poiché ciò che veramente ci terrorizza è non essere abbastanza, attraversare la vita senza lasciare impronta, fallire nella ricerca del nostro scopo autentico.
Speriamo nell'amore perfetto come completamento di noi stessi, dilaniati dalla paura della solitudine e dal tormento della nostra presunta inadeguatezza. Attendiamo che qualcuno giunga a salvarci, a dare senso al nostro vagare, a riempire quegli spazi vuoti che ci abitano e ci divorano dall'interno.
Speriamo in un progresso che ci tenga sempre giovani perché siamo paralizzati dall'angoscia del tempo che scorre inesorabile, della morte, di dissolverci nel nulla senza aver significato veramente qualcosa.
E poi c'è la speranza più subdola: quella venduta dalle religioni e dalle ideologie. "Soffri ora, sarai ricompensato dopo." Dopo? Quando? Dove? In questo ci addomesticano, ci rendono docili, ci fanno accettare l'ingiustizia come fosse un prezzo da pagare per una fetta di paradiso o di gloria. Ci sedano di speranza, ma in questo modo ci tolgono il fuoco che arde di momenti concreti di vita, di rivoluzioni, di decisioni contro corrente e ci spengono dentro.
Continuiamo così a sperare, disperatamente, perché abbiamo paura di guardare in faccia la realtà e accettare questa verità fondamentale: nessuna speranza, per quanto intensa, potrà mai sostituire l'imperativo di vivere autenticamente, pienamente partecipi nell'unico momento che realmente possediamo - il presente.
Non fraintendetemi. Non vi sto consigliando di smettere di sognare, di abbandonare la vostra fede, che sia nel paradiso o nel futuro prossimo. Vi sto solo dicendo di non farvi fregare.
Perché la speranza, se non si trasforma in azione, è solo un'illusione tossica.
Se ci tiene in gabbia, se ci fa credere che domani sia più importante di oggi, allora ha già vinto lei.
E quindi? Se le cose vanno male, cosa facciamo se non sperare? Viviamo. Il brutto, il bello, tutto quello che la vita ci mette davanti e tutto quello che siamo in grado di procacciarci. Qui e ora, senza proiettarlo in una prospettiva del domani. Evitiamo di cercare la felicità in un futuro ipotetico: troviamola nel caos di questo istante. Non speriamo che il mondo cambi: facciamo noi il primo passo. Non attendiamo di essere amati: amiamo per primi. Senza condizioni, senza aspettative. Non aspettiamo di diventare migliori: accettiamoci oggi per come siamo e non per quello che potremmo essere.
Basta restare alla finestra. Basta sperare che qualcosa accada. La vita è qui, da nessuna altra parte. Il futuro è un'ombra, un'idea, una promessa di per sè vuota. Ma questo respiro, questo battito, questo istante è reale e merita di essere vissuto fino all'ultima scintilla.
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Lavoro nel mondo digitale.
Negli ultimi otto anni ho intrapreso numerose sfide personali e imprenditoriali. Ogni giorno mi impegno affinché la mia quotidianità sia il riflesso del mio desiderio e non una passiva routine. Miro ad essere sempre più padrone del mio tempo e consapevole delle mie scelte.
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