Pillola 95

Il tempo di annoiarsiDove nascono idee, stimoli e consapevolezza

Autore della Pillola
Autore
A. Mangano
Intro alla pillola

Siamo così occupati a riempire ogni minuto che ci siamo dimenticati come si fa a stare fermi.

Nel silenzio ci sentiamo persi, come se valessimo meno.

E se fosse proprio la noia a salvarci dalla frenesia che ci sta consumando?

Era una di quelle giornate d'inverno schife. Non pioveva, non c'era il sole. C'era solo quel tempo che ti fa venire voglia di non muoverti più. E infatti ero lì, inchiodato sul divano come un salame. Occhi fissi sulla televisione, cervello completamente spento. I soliti programmi di merda in sottofondo, roba da lobotomia istantanea.

Avevo appena finito un progetto del cavolo per la mia azienda - uno di quelli che ti succhiano l'anima - e per una volta non c'era niente all'orizzonte. Nessun nuovo incarico, nessun capo che rompe, niente. Così mi ero preso delle ferie lunghe. Una cosa rarissima per uno come me che di solito corre sempre dietro a qualcosa.

Il computer l'avevo lasciato dai miei genitori. Il telefono era dall'altra parte della casa, lontano dalle mie grinfie. Niente email, niente notifiche, niente rotture digitali. Il piano era semplice: rilassarmi e godermi questa pausa dal tritacarne quotidiano.

E invece no. Dopo i primi giorni di pace, è arrivato quel senso di merda che conosci bene. Quel vuoto che ti rode dentro. L'ansia di non fare niente di utile. Come se stessi commettendo un crimine contro l'umanità solo perché non stavo producendo, ottimizzando, performando.

La verità era sotto gli occhi: non ero più capace di stare fermo senza andare in paranoia.

Siamo dentro un meccanismo che ci convince che una giornata vale solo se hai fatto almeno tremila cose. Se non hai prodotto, ottimizzato, risolto qualche problema, allora sei una merda.

La noia è diventata il male assoluto. Il simbolo del fallimento, della pigrizia, del non essere all'altezza di questo mondo di pazzi.

Ma quando smetti di correre dietro a tutto quello che "dovresti" fare, succede una cosa strana. Il cervello si riaccende. Ma sul serio stavolta.

Quando non sei distratto da mille stimoli del cavolo, parte quella roba che gli scienziati chiamano "Default Mode Network" - un nome figo per dire che la tua mente inizia finalmente a fare quello che sa fare meglio: pensare per conto suo.

Riflessione, immaginazione, empatia, creatività. Tutta roba che nel casino quotidiano viene sepolta sotto tonnellate di false urgenze e scadenze.

È nel vuoto che si formano le connessioni che non ti aspetti. Le intuizioni. Le soluzioni che il pensiero razionale non riesce a vedere neanche con il telescopio di Hubble.

Ed è stato proprio in quei giorni di stop - quando mi ero definitivamente rotto le palle di dormire e mangiare biscotti a caso - che mi sono annoiato davvero. E in quella noia è arrivato il colpo di genio: l'idea del blog. Le "Pillole di consapevolezza". Tutto è partito da lì, dal niente più assoluto.

Perché la noia vera fa spazio. Spazio per idee nuove. Spazio per cose che non sapevi nemmeno di avere dentro. Spazio per essere te stesso senza dover dimostrare niente a nessuno.

Adesso quei momenti li cerco apposta. Li chiamo "Appuntamenti con il nulla". Sembra una stronzata new age, lo so. Ma funziona. Non servono per produrre qualcosa di specifico. Solo per stare con me stesso, osservare, lasciare che emerga quello che deve emergere.

Non è facile, eh. La tentazione di riempire ogni secondo libero è fortissima. Il telefono è sempre lì, pronto a tappare ogni buco di silenzio con notifiche, video imbecilli, notizie che ti fanno solo incazzare.

Ma forse è proprio questa la questione: abbiamo una paura fottuta della noia perché abbiamo una paura fottuta di stare soli con noi stessi. Paura del silenzio. Paura di guardarci dentro e non trovare niente. Nessuna passione, nessun sogno, nessun pensiero che valga la pena.

E se non sappiamo più annoiarci, forse è perché non sappiamo più ascoltarci. Punto.

La prossima volta che avete un pomeriggio vuoto o un'ora morta in aeroporto, non correte subito a riempirla con qualche distrazione spicciola. Lasciate che il tempo scorra. Che la mente vaghi dove vuole. Aspettate.

Aspettate che qualcosa venga a galla. A volte è un'idea geniale. A volte è solo una sensazione nuova. A volte è una consapevolezza su voi stessi che vi cambia la giornata. Altre volte è semplicemente il piacere - rarissimo - di esistere senza dover giustificare la vostra presenza su questo pianeta.

Annoiarsi non è perdere tempo. È darsi lo spazio che meritiamo. E magari, proprio in quel vuoto che evitiamo come la peste, possiamo trovare quello che stavamo davvero cercando senza nemmeno saperlo.

© Riproduzione riservata - 16/04/2025
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Tag: Noia, Creatività, Consapevolezza di sè, Consapevolezza della vita

Autore della Pillola
Andrea Mangano

Negli ultimi dieci anni ho affrontato con passione diverse sfide personali e imprenditoriali, spinto dal desiderio di vivere con intenzione e non schiavo della routine. Miro ad essere sempre più padrone del mio tempo e consapevole delle mie scelte.

Sono l'autore delle Pillole di Consapevolezza, un progetto che incarna questo percorso di crescita e riflessione.

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Prendi qualche minuto per rispondere a queste domande. Potrebbero darti una consapevolezza nuova su te stesso e sulla tua vita.

Domanda 1
Quanto spesso scelgo di non fare nulla, senza sensi di colpa?
  • Spesso. Ho imparato che quei momenti sono più produttivi di mille task.
  • Ogni tanto, mi concedo il lusso di stare fermo senza giustificarmi.
  • Raramente. Anche quando mi fermo, mi sento in colpa.
  • Mai. Mi sento inutile se non sto facendo qualcosa.
Domanda 2
Quando mi annoio, mi agito o mi permetto di stare e osservare?
  • Resto. E spesso quello spazio mi sorprende.
  • All'inizio mi agito, poi mi abituo e inizio ad ascoltare.
  • Scappo mentalmente: scroll, musica, qualcosa che mi porti altrove.
  • Mi innervosisco e faccio di tutto per distrarmi.
Domanda 3
Quante delle mie idee migliori sono nate mentre non facevo assolutamente niente?
  • Molte. I momenti vuoti sono la mia fonte principale.
  • Diverse. Di solito succede nei momenti di stacco vero.
  • Poche. E solo per caso, mai deliberatamente.
  • Nessuna, perché non mi fermo mai abbastanza a lungo.
Domanda 4
Sto evitando il silenzio o sto lasciando spazio a qualcosa di nuovo per emergere?
  • Lo cerco. È lì che trovo ciò che conta davvero.
  • A volte riesco a restarci dentro e lasciar emergere qualcosa.
  • Non so. Il silenzio mi mette a disagio e non ci sto mai troppo.
  • Evito il silenzio come fosse un problema da risolvere.