Pillola 80

La forza dei nostri perchéScoprire il nostro scopo ci conduce oltre l'immaginabile

Autore della Pillola
Autore
A. Mangano
Intro alla pillola

Spesso ci sentiamo intrappolati, distanti da una vita davvero significativa.

Riempiamo le nostre giornate di azioni che appaiono vuote e meccaniche.

Cosa può darci la forza per spezzare le catene di un'esistenza priva di senso?

Ci sono delle persone che sembrano avere dei superpoteri, individui che riescono a spingersi oltre ogni limite, tipo quelli dei fumetti ma in versione reale. Mentre noi altri qui facciamo una fatica boia anche solo per alzarci dal divano - che poi, se ci pensiamo bene, è già un'impresa degna di nota per la maggior parte di noi.

E quindi, noi cosa pensiamo? Che questi individui "speciali" abbiano chissà cosa: muscoli da palestra, cervelli da geni, conti in banca svizzeri, o magari un talento che gli è piovuto dal cielo come la manna. Sì, ok, queste cose aiutano, non dico di no. Ma vi svelo un segreto: non è quello che fa la differenza vera.

La differenza vera sta nei "perché". Ecco, quelli sono i veri superpoteri.

È quello che divide il mondo in due: quelli che continuano a picchiare duro anche quando tutto va a rotoli, e quelli che al primo ostacolo si ritirano in buon ordine verso il divano.

Pensate a Nick Vujicic - un ragazzo nato senza braccia e senza gambe, che a me già solo pensarci mi viene l'ansia. Lui ha deciso che il suo perché era ispirare gli altri. Stephen Hawking, con quella malattia terribile che se la chiami per nome ti viene pure male, ha continuato a studiare l'universo perché amava la conoscenza più di quanto odiasse la sua situazione. Helen Keller - sorda e cieca, e nonostante tutto si è laureata. Io che ci vedo benissimo e ci sento pure troppo, ancora sto cercando di capire come funziona il microonde.

Queste persone ci dimostrano che le motivazioni sono come il motore della macchina: se non ce l'hai, puoi anche avere la carrozzeria più bella del mondo, ma rimani fermo al parcheggio.

Ora, diciamoci la verità: la vita, a volte, fa proprio schifo. Non è che possiamo fare finta di niente e dire "eh ma dai, tutto bellissimo". No, la vita ogni tanto ti tira dei cazzotti che neanche Mike Tyson nei suoi giorni migliori. Ma il punto non è questo. Il punto è che quando hai un perché che ti brucia dentro come quando mangi la 'nduja piccante, anche le cose più brutte diventano benzina per andare avanti.

Nietzsche - quello con i baffoni che faceva paura anche ai barbieri - aveva detto una cosa giusta: "Chi ha un perché abbastanza forte può superare qualunque come". E aveva ragione da vendere, quel tedesco.

Ma attenzione, perché non tutti i perché sono uguali. Alcuni sono deboli come una scusa per non andare a lavorare il lunedì mattina: "No, guarda, non posso venire, ho mal di testa da weekend". Altri invece ti farebbero scalare l'Everest in ciabatte e canottiera.

Vi faccio un esempio pratico. Mettiamo che avete due studenti. Uno studia per fare bella figura con il curriculum, magari per postare su LinkedIn "Ho preso 110 e lode, grazie a tutti per i like". L'altro studia perché vuole diventare medico e curare la malattia di sua madre. Secondo voi, chi dei due non mollerà mai, neanche quando gli esami si faranno impossibili e i professori sembreranno venuti direttamente dall'inferno?

La verità è che siamo tutti potenzialmente degli eroi. Sì, anche voi che state leggendo questo mentre mangiate patatine sul divano. Siamo capaci di cose che vanno oltre quello che pensiamo di poter fare. Serve solo trovare quel perché che ti fa tremare le ginocchia dalla paura, ma ti costringe lo stesso ad alzarti ogni mattina e lottare come un gladiatore nell'arena.

E non è mica facile, eh. Perché oggi siamo tutti ossessionati dai "come". Come fare più soldi, come fare colpo su quella persona, come fingere di avere tutto sotto controllo quando invece stiamo navigando a vista peggio di Colombo. È tutta una gigantesca distrazione dalla domanda che ci terrorizza più di un film horror: perché stiamo facendo tutto questo?

È arrivato il momento di smetterla di raccontarci balle. Guardiamoci allo specchio - non quello del bagno dove ci piacciamo di più per via della luce soffusa - e chiediamoci cosa vogliamo veramente. Sì, farà male.

Ma quando troviamo i nostri veri perché, non quelli finti che vanno bene per Instagram, tutto cambia. Non stiamo più cercando di tappare i buchi della nostra esistenza come idraulici improvvisati. Stiamo finalmente costruendo qualcosa che ha senso.

Quando troviamo i nostri perché, è come quando metti gli occhiali dopo anni che andavi in giro senza: tutto prende una forma diversa, più nitida. Hai una direzione, una connessione emotiva vera, un senso profondo che prima non c'era.

Senza uno scopo vero, anche alzarsi dal letto diventa un'impresa degna di una medaglia olimpica. E non è che siamo pigri - è che il nostro cervello, che non è stupido, sa benissimo quando stiamo fingendo. È come cercare di fregare un cane: non ci riesce mai.

Quello che conta non è solo quello che facciamo - che magari facciamo tutti le stesse cose, più o meno - ma perché lo facciamo.

È questo che ci definisce veramente, non quella maschera che mettiamo quando usciamo di casa per far colpo sugli altri. È quello che ci tiene in piedi quando la vita decide di prenderci a schiaffi. E credetemi, prima o poi lo farà. È una sua abitudine.

Ok, magari non troveremo mai il mega-perché definitivo che risolve tutti i misteri della nostra esistenza come in un film di fantascienza. Ma ci sono tanti piccoli perché nelle cose di tutti i giorni che possono rendere la nostra vita migliore.

Impariamo a fare come i bambini piccoli, che ti tempestano di domande fino a quando non ti viene voglia di scappare in Tibet. Perché stiamo rovinandoci la salute per quel lavoro che ci fa schifo? Perché abbiamo scelto quella facoltà all'università? Perché continuiamo a fare sempre le stesse cose come criceti sulla ruota?

Chiedersi perché è come fare le pulizie di casa, ma nella testa.

Ci libera da tutte quelle storie che ci raccontiamo in automatico e da quelle aspettative che gli altri ci hanno messo in testa senza neanche chiedere il permesso. Così, forse, inizieremo a fare le cose perché le vogliamo davvero, non perché "si fa così" o perché qualcuno ci ha detto che è giusto.

In fondo, è attraverso i nostri perché che impariamo a conoscerci meglio. E ogni volta che troviamo una risposta onesta - non quella che suona bene, quella vera - ci avviciniamo un po' di più a quel perché che può rendere la nostra vita straordinaria. O almeno, un po' meno ordinaria.

© Riproduzione riservata - 10/11/2024
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Tag: Chiedersi perché, Azione consapevole, Scopo della vita, Motivazione

Autore della Pillola
Andrea Mangano

Negli ultimi dieci anni ho affrontato con passione diverse sfide personali e imprenditoriali, spinto dal desiderio di vivere con intenzione e non schiavo della routine. Miro ad essere sempre più padrone del mio tempo e consapevole delle mie scelte.

Sono l'autore delle Pillole di Consapevolezza, un progetto che incarna questo percorso di crescita e riflessione.

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Prendi qualche minuto per rispondere a queste domande. Potrebbero darti una consapevolezza nuova su te stesso e sulla tua vita.

Domanda 1
Le mie azioni quotidiane rispecchiano i miei valori?
  • Sì, le mie azioni rispecchiano chiaramente i miei valori e sento che sto costruendo una vita coerente.
  • La maggior parte delle mie azioni rispecchia i miei valori, anche se ci sono margini di miglioramento.
  • Raramente le mie azioni rispecchiano i miei valori; mi sento spesso fuori rotta.
  • Non sono sicuro di quali siano davvero i miei valori fondamentali, quindi le mie azioni non hanno una direzione chiara.
Domanda 2
Quando mi impegno in un'attività, mi chiedo mai che impatto reale avrà sulla mia crescita personale o sul benessere di chi mi circonda?
  • Sì, valuto sempre come le mie azioni possono contribuire alla mia crescita e al benessere degli altri.
  • A volte mi fermo a riflettere sull’impatto delle mie azioni, specialmente per decisioni importanti.
  • Non penso quasi mai all’impatto che le mie azioni possono avere sulla mia crescita o su chi mi circonda.
  • Non credo che le mie azioni possano fare una differenza significativa, quindi non ci rifletto molto.
Domanda 3
Quanto delle mie scelte è influenzato da aspettative esterne, e quanto invece è guidato da un bisogno autentico e personale?
  • Le mie scelte sono fortemente guidate dai miei bisogni e desideri personali, le aspettative esterne hanno poco peso.
  • Cerco un equilibrio tra ciò che voglio veramente e le aspettative esterne, anche se non sempre è facile.
  • Mi rendo conto che spesso agisco per soddisfare le aspettative degli altri, e questo mi crea insoddisfazione.
  • La maggior parte delle mie scelte è dettata dalle pressioni esterne. Non sono sicuro di cosa desidero davvero.
Domanda 4
Esistono attività o abitudini che porto avanti solo per inerzia, senza un motivo chiaro o significativo?
  • Non porto avanti attività inutili, ogni cosa che faccio ha per me un significato preciso.
  • Alcune abitudini sono di routine, ma cerco di mantenerle solo se utili o positive.
  • Spesso mi accorgo di fare cose solo per abitudine, anche se non le trovo né utili né significative.
  • Gran parte delle mie giornate è occupata da attività che faccio per inerzia e che non mi danno soddisfazione.
Domanda 5
In che modo le cose che faccio ogni giorno mi avvicinano o mi allontanano dalle mie aspirazioni più profonde?
  • Le azioni quotidiane che compio mi stanno aiutando a costruire la vita che desidero davvero.
  • Sento che molte delle mie azioni quotidiane mi stanno gradualmente avvicinando alle mie aspirazioni.
  • Le mie attività quotidiane spesso non sono allineate con le mie aspirazioni; a volte mi sembra di perdere tempo.
  • Mi sembra di allontanarmi dalle mie aspirazioni con ciò che faccio ogni giorno. Fatico a trovare uno scopo.
Domanda 6
Quando prendo una decisione importante, mi fermo a chiedermi come questa scelta contribuirà al mio senso di realizzazione o alla mia felicità nel lungo termine?
  • Sempre; ogni decisione importante è ponderata per vedere se mi renderà davvero felice nel tempo.
  • La maggior parte delle volte sì, rifletto sull’impatto a lungo termine delle mie scelte.
  • Non ci penso quasi mai. Spesso prendo decisioni senza valutare l’effetto sul lungo termine.
  • Non considero mai come le mie decisioni possano influire sulla mia felicità futura.