La maggior parte delle persone non cambia finché cambiare non diventa inevitabile.
Fino ad allora, sopportano, giustificano, si raccontano che va bene così.
Quanto deve fare male prima di smettere di chiamarlo "normale"?
C'è questo momento, un momento che non annuncia la sua venuta, non suona campanelle, non manda inviti. Arriva così, mentre ti trovi a vivere la vita di ogni giorno, e all'improvviso pensi: "Ma io che cazzo sto facendo?"
Ecco, quel momento. Non è come nei film americani dove il protagonista ha l'illuminazione mentre corre sulla spiaggia al tramonto con la musica di Hans Zimmer in sottofondo. No. A te capita mentre sei in piedi in cucina alle undici di sera, con l'agenda che sembra il libretto delle istruzioni di un mobile IKEA scritto in giapponese.
A me è successo un lunedì qualsiasi. Ero seduto alla scrivania, circondato da scadenze che sembravano le sette piaghe d'Egitto versione corporate, e ho pensato: "E se domani non venissi?" , "E se prendessi le ferie?", "E se non venissi mai più, punto?"
Ed è stato come quando accendi un petardo e poi ti rendi conto che hai la miccia più corta del previsto. Tic, tic, tic... BOOM! Poche settimane dopo stavo svuotando la mia scrivania in ufficio. Non perché avessi un piano B geniale nascosto nel cassetto insieme agli snack avanzati. No. Semplicemente perché ero arrivato a quel punto dove restare faceva più paura di andarsene.
Perché vedete, la consapevolezza è come tua madre: arriva sempre quando non hai voglia di sentirla, ti dice cose che già sai ma che fai finta di non sapere, e ha sempre ragione anche quando vorresti che avesse torto.
E allora capisci che ogni giorno che passi lì, ogni volta che ti dici "aspetto ancora un po'", non stai evitando di sbagliare. Stai evitando di vivere. Che è un po' come avere paura di guidare e quindi non uscire mai di casa. Sicuro, non rischi l'incidente, ma non vai neanche da nessuna parte.
L'attesa, quella è la vera fregatura. Perché l'attesa è come la dieta che inizi "da lunedì": è il modo più elegante per non fare mai nulla.
Io ho aspettato quel momento per quasi tre anni. Ho letto libri di crescita personale fino a diventare un esperto di procrastinazione motivazionale. Ho fatto corsi online come se fossero puntate di una serie TV. Tutto per convincermi che "non ero ancora pronto".
Ma pronto per cosa? Per avere la garanzia scritta che tutto sarebbe andato bene?
Quella garanzia non esiste manco per gli elettrodomestici, figuriamoci per la vita.
La zona di comfort, poi, è il più grande inganno della storia dell'umanità.
La chiamano "comfort" ma è come chiamare "relax" stare incastrati nel traffico alle otto di mattina. Non è comodo un cazzo. È solo che ci siamo abituati. È come quella sedia dell'ufficio che ti distrugge la schiena ma che non cambi perché "ormai è la mia sedia".
E quanta gente conosciamo così? Che si lamenta sempre delle stesse cose ma non muove un dito per cambiarle. Non è che non hanno la forza, eh. È che preferiscono un mal di denti che conoscono a un dentista che non conoscono. Almeno sanno dove fa male e quando.
La paura, quella è un'altra storia. La paura è il cugino Salvatore: a volte ti dà consigli utili, altre volte ti rompe solo le scatole.
Il punto non è non avere paura. Il punto è non lasciarsi comandare dalla paura.
È come avere un cane che abbaia: lo ascolti, valuti se c'è davvero qualcosa di pericoloso, e poi decidi tu cosa fare.
Il punto di svolta arriva quando dici alla paura: "Ok, ho sentito. Ora stai zitta che devo pensare."
E da lì inizia tutto. Molli la versione stanca di te stesso, quella che si accontenta, quella che dice sempre "va beh, poteva andare peggio", e inizi a costruire quella nuova. Che magari è ancora più sfigata, ma almeno è sfigata per scelta.
Perché ci hanno riempito la testa di stronzate, che serve la motivazione per agire.
La motivazione è come l'ispirazione: quando c'è è bellissima, ma se la aspetti puoi anche morire di vecchiaia.
Fai quello che devi fare anche quando non ti va. Anzi, soprattutto quando non ti va. Perché quello è il momento in cui conta davvero.
E una volta che superi il primo ostacolo, gli altri fanno meno paura. Non perché diventi più coraggioso, ma perché capisci che il disagio non ti uccide. È come la prima volta che vai dal dentista da bambino: poi realizzi che non è la camera delle torture, è solo un posto dove uno ti ficca degli attrezzi in bocca.
Ma attenzione, eh. Fare la svolta non risolve tutto. Non è che il giorno dopo ti svegli e sei Elon Musk.
No. Ti svegli e sei sempre tu, solo che ora sei confuso in un posto diverso. Ma sai cosa? Essere confusi mentre stai andando da qualche parte è meglio che essere confusi fermi al semaforo rosso.
Perché la realizzazione personale non nasce dalla tranquillità, nasce dalla crescita. E la crescita è come fare palestra: fa male, sudi, bestemmi, ma poi ti guardi allo specchio e pensi "Cazzo, non sono poi così disperato."
La maggior parte delle persone vive come se avesse un'altra vita nel cassetto.
"Quando avrò più soldi", "Quando avrò più esperienza", "Quando i bambini saranno grandi", "Quando andrò in pensione". Ma la vita non è una prova generale, è lo spettacolo. E mentre tu stai ancora leggendo il copione, il sipario si è già alzato.
La vera svolta è quando realizzi che la vita è adesso. Non domani, non quando avrai sistemato tutto, non quando le stelle si allineeranno.
Adesso. Mentre stai leggendo queste parole, mentre hai ancora la pizza fredda in mano, mentre pensi che forse, dopotutto, quel pensiero che ti frulla in testa da mesi merita di essere preso sul serio.
Quindi la prossima volta che quella vocina dentro ti dice che è ora di cambiare, non metterle il silenziatore. Ascoltala. Non aspettare di essere pronto al cento per cento. Non esiste. Prendi una decisione. Una piccola, magari stupida, ma inevitabile decisione. E fai un passo.
Questa è la vera rivoluzione: quella che parte da te. E quando cambi tu, inevitabilmente cambia tutto il resto. Come le tessere del domino, ma al contrario: invece di cadere, si alzano.
Il tuo punto di svolta è lì che aspetta. Non chiederti se sei pronto, chiediti quanto sei stanco di restare dove sei.
Scrivimi qual è la tua opinione al riguardo e la tua esperienza personale. Sarei felice di leggerla e di prendere ispirazione!
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Tag: Punto di svolta, Cambiamento, Vivere il presente, Consapevolezza
Negli ultimi dieci anni ho affrontato con passione diverse sfide personali e imprenditoriali, spinto dal desiderio di vivere con intenzione e non schiavo della routine. Miro ad essere sempre più padrone del mio tempo e consapevole delle mie scelte.
Sono l'autore delle Pillole di Consapevolezza, un progetto che incarna questo percorso di crescita e riflessione.
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