Pillola 99

Il piano BRestare fermi è il vero fallimento

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A. Mangano
Intro alla pillola

Tutti abbiamo un piano, finché qualcosa non va storto.

Proprio quando pensiamo di aver previsto ogni dettaglio, di aver costruito la strada ideale verso i nostri obiettivi, ecco che il destino ci mette davanti a un bivio inaspettato.

Hai mai pensato al piano B?

Avete presente quando una mosca si schianta contro un vetro? Ecco, quella mosca siamo noi. Però con meno ali e più ansia esistenziale.

La mosca va BAM contro il vetro, poi ci riprova. BAM. E ancora. BAM. È come quando continui a premere l'ascensore che è chiaramente rotto: sai che non funziona, ma magari questa volta sì.

La cosa assurda è che mezzo metro più in là c'è una porta spalancata. Ma la mosca che fa? No, lei deve passare DI LÀ. Perché sì, perché ce l'ha messa tutta, perché mollare è da perdenti. E poi muore.

Noi facciamo uguale. Ci intestardiamo sul famoso "Piano A". Quello che abbiamo deciso quando avevamo vent'anni e pensavamo che i soldi crescessero sugli alberi e che l'amore durasse per sempre. Quel piano lì.

Il lavoro che hai scelto quando ancora non sapevi cosa ti piaceva davvero fare. La relazione che va avanti perché "ormai sono cinque anni" - come se il tempo investito male fosse un investimento da proteggere. L'immagine di te stesso che hai costruito con la cura di un giardiniere zen, e che adesso ti va stretta come i jeans dopo le feste.

Continuiamo a sbattere contro quel maledetto vetro anche quando è ovvio che non funziona.

Anche quando ci sentiamo come un criceto sulla ruota, ma meno carino.

Perché nella nostra testa, mollare significa perdere. E perdere fa male all'ego più di un calcio nei denti.

Ma aspettate, c'è un grosso fraintendimento: cambiare il piano di vita non è fallire. È crescere. Shock.

A volte quello che pensiamo essere la nostra volontà è in realtà un mix tra le aspettative di mamma e papà, le pressioni della società e quella vocina nella testa che suona sospettosamente come tua nonna quando dice "ai miei tempi si faceva così".

Il Piano A che difendiamo come gladiatori nell'arena forse non l'abbiamo nemmeno scelto.

Ce lo siamo trovati addosso come una maglietta di due taglie più piccola: non ci sta bene, ma ormai ce l'abbiamo.

Quando iniziamo a sentirci soffocare, invece di cambiare direzione facciamo quello che sanno fare tutti: stringiamo i denti. "È solo un momento difficile", ci diciamo. "È normale odiare la propria vita", pensiamo. "In qualche modo tutto si sistemerà", speriamo. Peccato che spesso le cose non si sistemano da sole.

Poi un giorno ti svegli e realizzi che hai passato dieci anni a sbattere contro lo stesso vetro. Il mondo è andato avanti, tu sei cambiato, ma il tuo piano è rimasto fermo lì come un Nokia 3310: indistruttibile, ma completamente inutile.

Molti evitano il Piano B perché pensano sia da perdenti. Come scegliere il gelato alla stracciatella quando finisce quello al pistacchio. "È accontentarsi", dicono. "È ammettere la sconfitta", pensano. "È dire al mondo che non ce l'hai fatta", e si tormentano.

Ma la verità è più semplice: il Piano B fa paura perché è nuovo. E noi odiamo le cose nuove quanto i gatti odiano l'acqua.

Preferiamo soffrire per qualcosa che conosciamo piuttosto che rischiare qualcosa di ignoto. Anche se quel qualcosa di ignoto potrebbe farci felici. Ma chissenefrega della felicità, vero? L'importante è la coerenza.

La storia, però, è piena di gente che ha trovato se stessa proprio quando il Piano A è andato a rotoli. Steve Jobs? Cacciato da Apple, ha fondato Pixar. La Rowling? Madre single che viveva di sussidi quando ha scritto Harry Potter. Il loro Piano B li ha resi più ricchi di Paperon de' Paperoni.

Il Piano B non è per chi si arrende. È per chi ha le palle di guardarsi allo specchio e dire: "Ok, così fa schifo. Devo fare qualcosa di diverso".

È come quando cerchi un ristorante fighetto ma è tutto pieno, e finisci in quel posto senza insegna dove il vino costa la metà, la gente è vera, e scopri che è pure buono.

A volte il Piano B è proprio quella cosa che ti attira ma che eviti perché "non è sicura".

Quel trasferimento, quel cambio di lavoro, quella scelta apparentemente folle che ti fa battere il cuore più veloce di quando vedi il conto della bolletta del gas.

Non è un ripiego. È una dichiarazione di indipendenza dalla tirannia delle aspettative.

Quindi smettiamola di aspettare che la vita ci faccia lo sgambetto per permetterci di cambiare.

Se il Piano A non ci fa più sentire vivi, lasciamolo andare. Come quando finalmente cancelli quel numero di telefono che non dovresti mai chiamare.

Il mondo non ha bisogno di gente perfettamente coerente. Ne abbiamo già abbastanza, grazie. Ha bisogno di persone che sappiano quando è ora di cambiare rotta, abbastanza umili da ammettere che stavano sbagliando strada, e abbastanza coraggiose da prenderne una diversa. Anche se quella strada porta chissà dove.

Il Piano B non è il premio di consolazione che ti danno quando arrivi ultimo alla gara. È spesso il posto dove le persone trovano quello che stavano veramente cercando, senza nemmeno saperlo. È come cercare le chiavi e trovare venti euro nella tasca del cappotto.

Quindi se il vostro Piano A non sta funzionando, rilassatevi. Respirate. Non significa che siete dei falliti. Significa che siete umani. E gli umani, a differenza delle mosche, possono imparare a usare la porta.

Smettete di torturarvi e iniziate a pensare a cosa volete davvero fare. Non a cosa pensavate di volere dieci anni fa quando eravate giovani e stupidi. A cosa volete fare ADESSO, con tutto quello che avete imparato sbattendo la testa contro quel maledetto vetro.

Il Piano B non promette niente. Potrebbe essere un disastro epico. Potrebbe essere noioso come una domenica pomeriggio dal dentista. Ma potrebbe anche essere la cosa migliore che vi sia mai capitata. Non lo saprete mai se non provate.

Quello che vi garantisce il Piano B è qualcosa che il Piano A spesso non può più darvi: la possibilità di respirare di nuovo. Quella sensazione di quando smetti di forzare qualcosa che non funziona e all'improvviso ti accorgi che esistono altre opzioni. Altri modi di vivere. Altri modi di essere te stesso senza dover indossare una maschera scomoda.

Il Piano B non è perfetto. Ma è vostro. È una scelta che fate con la testa libera, non con la testa piena di aspettative vecchie come il parmigiano. E questo, credetemi, fa tutta la differenza del mondo.

© Riproduzione riservata - 22/06/2025
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Tag: Piano B, Cambiare vita, Consapevolezza, Opportunità

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Andrea Mangano

Negli ultimi dieci anni ho affrontato con passione diverse sfide personali e imprenditoriali, spinto dal desiderio di vivere con intenzione e non schiavo della routine. Miro ad essere sempre più padrone del mio tempo e consapevole delle mie scelte.

Sono l'autore delle Pillole di Consapevolezza, un progetto che incarna questo percorso di crescita e riflessione.

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Prendi qualche minuto per rispondere a queste domande. Potrebbero darti una consapevolezza nuova su te stesso e sulla tua vita.

Domanda 1
Se domani il mio "piano A" fallisse completamente, cosa proverei davvero?
  • Mi sentirei sollevato, come se mi fosse stato tolto un peso che non riuscivo più a reggere.
  • Mi sentirei stranamente curioso, forse spaventato ma anche pronto a reinventarmi.
  • Proverei rabbia, perché significherebbe che tutti i miei sforzi sono stati inutili.
  • Sarei paralizzato dal senso di fallimento, come se avessi perso la mia identità.
Domanda 2
Sto ancora inseguendo il "piano A" perché ci credo o solo perché non saprei che altro fare?
  • Ci credo davvero, ma ho anche la lucidità per accorgermi se e quando dovesse cambiare.
  • Ci credo perché continua ad allinearsi con chi sto diventando, non solo con chi ero.
  • In realtà, lo porto avanti per inerzia: meglio una direzione sbagliata che restare fermo.
  • È diventato più una gabbia che un obiettivo, ma ammetterlo mi terrorizza.
Domanda 3
Ho mai considerato un "piano B"?
  • Ho un piano B, non definito in ogni dettaglio, ma chiaro nei valori e nel senso che ha per me.
  • Ho una direzione alternativa che mi affascina, anche se ancora non so come realizzarla.
  • Ho pensieri vaghi ma li respingo subito: non voglio sembrare uno che molla.
  • Non ci ho mai pensato davvero. Mi sembra una cosa da "perdenti".
Domanda 4
Quando penso al mio "piano B", cosa mi impedisce davvero di provarci?
  • Solo la paura del salto: ma so che potrei affrontarla, se decidessi di farlo davvero.
  • Il contesto esterno, ma dentro di me sento che la direzione è giusta.
  • La paura di perdere la faccia: cosa penseranno gli altri se mollo tutto?
  • La sensazione di buttare anni di impegno e sacrifici. Come dire a me stesso che ho sbagliato.