La paura crea confini tra noi e i nostri desideri.
Il timore di sbagliare, fallire o perdere qualcosa si nasconde dietro le scuse che inventiamo per giustificare la nostra inerzia.
È giunto il momento di superare i nostri limiti e iniziare a vivere pienamente?
Non so se ci avete mai fatto caso, ma noi viviamo circondati dai muri. Non quelli di mattoni e cemento, che magari almeno potremmo scavalcare. Sono muri invisibili, che ci costruiamo da soli. Mattoni di paura, cemento di abitudini.
E sopra ci scriviamo frasi tipo: “No, questo non fa per me”, “Meglio non rischiare”, “Tanto non ce la farò mai”. Ed è lì che rimaniamo, belli tranquilli, ma pure belli bloccati. Perché quei muri ci separano da tutto quello che potremmo fare, da quella versione di noi che ogni tanto sogniamo quando nessuno ci vede.
Sono i nostri confini personali, una specie di linea invisibile: da una parte c’è chi siamo , dall'altra quello che potremmo diventare.
È come trovarsi davanti a un bivio: puoi scegliere se andare sempre nella stessa strada — che ormai conosci anche i tombini a memoria — oppure provare a svoltare, a vedere dove porta. Ma la paura è lì che ti dice: “Meglio non cambiare”.
Ecco, questi confini non è che li vediamo con gli occhi… però li sentiamo nello stomaco. Ci creano ansia, come dei piccoli terremoti dentro. Ci fanno tremare. Ma forse è proprio un segnale: che è ora di muoversi, di attraversarli. È come il bruco che diventa farfalla, sì, lo so, detta così sembra una frase da calendario motivazionale. Ma è vero: prima o poi ci tocca uscire dal bozzolo.
E poi c’è questa espressione che va tanto di moda: “comfort zone”. Sembra bella, no? Tipo un divano comodo. In realtà, spesso è una prigione coi cuscini. Ti trattiene, ti fa credere che sei al sicuro, ma intanto la vita passa.
Io, per esempio, anni fa ho lasciato un lavoro ben pagato, senza alcuna garanzia, dopo anni di sudore per ottenerlo. Un suicidio sociale, direbbero in molti.
Perché l'ho fatto? Per un sogno. Volevo tornare nella mia terra, vivere accanto al mare e vicino alla mia famiglia.
La verità è che l'idea di cambiare mi spaventava, anche se desideravo tutto questo. Poi, però, ho immaginato me stesso più avanti con gli anni… e ho capito che l'unica cosa davvero insopportabile non sarebbe l'aver fallito, ma il rimpianto di non averci mai provato. Il rimpianto di non aver mai osato, di essere rimasto fermo a guardare mentre la vita che scorreva davanti, bloccato su un capitolo della mia esistenza, ignaro di cosa mi avrebbero riservato le pagine successive se solo avessi avuto il coraggio di andare avanti.
Quei confini, i nostri confini, sono solo illusioni, barriere create dalla nostra mente.
Sono le nostre paure - la paura di cambiare, di fallire, di perdere ciò che abbiamo - a tenerci lontani dai nostri sogni e dai nostri obiettivi.
Ci dobbiamo chiedere spesso: qual è il confine che vogliamo superare? Un nuovo lavoro? Una nuova relazione?
Qualunque cosa sia, il punto è sempre quello: fare il primo passo. Non aspettare di avere tutto sotto controllo — perché non succederà mai. Immaginate quella nuova vita, respiratela, assaggiatela. Fate diventare questa visione la vostra bussola.
Perché se c'è una cosa da ricordare è questa: i muri, i confini, le paure… svaniscono solo quando iniziamo a camminare. E lì sì che cominciamo a vivere davvero.
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Tag: Credenze limitanti, Cambiare vita, Consapevolezza, Coraggio
Negli ultimi dieci anni ho affrontato con passione diverse sfide personali e imprenditoriali, spinto dal desiderio di vivere con intenzione e non schiavo della routine. Miro ad essere sempre più padrone del mio tempo e consapevole delle mie scelte.
Sono l'autore delle Pillole di Consapevolezza, un progetto che incarna questo percorso di crescita e riflessione.
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