Pillola 83

Correre a vuotoQuando l'Impegno non trova destinazione

Autore della Pillola
Autore
A. Mangano
Intro alla pillola

Non c'è niente di più frustrante che correre senza sapere dove si sta andando.

La fatica, senza una meta chiara, si trasforma in energia sprecata: impegna, ma non appaga né realizza.

Ci stiamo davvero muovendo verso qualcosa o stiamo solo girando in tondo?

Cosa hanno in comune un criceto su una ruota e un maratoneta olimpico? Tutti e due corrono, no? Tutti e due sudano, lottano contro la fatica. Ma uno arriva da qualche parte, l'altro... beh, l'altro gira. E basta.

È come quell'auto che va a duecento all'ora, ma senza volante. Fa un casino della madonna, consuma benzina come non ci fosse un domani, ma dove va? Da nessuna parte. Anzi, probabilmente finisce contro un muro.

Perché vedete, anche quando ci impegniamo al massimo, anche quando ci ammazziamo di fatica, se non sappiamo dove stiamo andando, è tutto inutile. È peggio che inutile, è dannoso.

Ora, io non dico che l'impegno non serve. L'impegno serve eccome. È la prova che ci teniamo, che vogliamo farcela. Ma l'impegno da solo è come un motore senza macchina: gira a vuoto.

La vera domanda è un'altra: stiamo davvero andando da qualche parte, oppure stiamo solo sprecando tutto quello che abbiamo?

Perché io ne vedo tanti, eh, di questi qua. Gente che si vanta di non dormire mai. "Non dormo da due giorni!", ti dicono tutto fieri. E tu gli chiedi: "Ma che hai fatto in questi due giorni?" E loro... silenzio. O peggio, ti dicono che hanno riordinato l'ufficio per la quinta volta questa settimana.

C'è l'imprenditore che fa le tre di notte tutti i giorni, ma la sua ditta è ferma da quando Berlusconi era giovane. C'è quello che accumula corsi e certificati come le figurine dei calciatori, ma poi quando deve risolvere un problema vero non sa da che parte iniziare. E lo studente, madonna mia, quello che trasforma i libri in discoteca con tutti quegli evidenziatori colorati, ma alla fine non ha capito nemmeno il titolo.

Guardate, la fatica è inevitabile. Se volete ottenere qualcosa, dovete sudare. Questo è certo. Ma non tutte le fatiche sono uguali.

Senza un obiettivo chiaro, senza una strada da seguire, la fatica diventa solo energia buttata al vento.

Non basta muoversi, bisogna sapere dove si va. È come quando mia nonna mi mandava al paese a comprare il pane. Non mi diceva: "Cammina tanto". Mi diceva: "Vai da Salvatore e torna con due filoni". Ecco la differenza.

Quindi smettiamola con questa storia delle ore. "Quante ore hai lavorato?" Non me ne frega niente delle ore. Dimmi piuttosto: dove ti hanno portato quelle ore? Cosa hai costruito mentre soffrivi? Perché ogni sforzo, ogni goccia di sudore, dovrebbe servire a qualcosa di preciso.

La fatica che sa dove va è come l'acqua che scava la roccia. Piano piano, ma alla fine ci riesce. La fatica senza direzione è come la pioggia nel deserto: cade, bagna un po', poi sparisce e non se ne parla più.

E ogni minuto che sprechiamo facendo cose inutili è un minuto rubato a quello che conta davvero. È come se avessimo una borsa piena di monete d'oro e le buttassimo una per una nel water.

Ma sapete qual è il problema vero? Che viviamo in un mondo malato. Un mondo che pensa che essere sempre occupati sia una medaglia d'onore. Più sei sfatto, più sembri importante. Più ti lamenti, più sembri serio.

Ma io ve lo dico chiaramente: essere occupati non significa essere bravi. Essere stanchi non significa essere vincenti. Aver faticato non significa aver combinato qualcosa di buono.

La fatica senza scopo è come sparare a caso al buio. Magari fai anche un sacco di rumore, ma non colpisci niente.

Allora facciamoci le domande giuste: questa fatica ci sta facendo crescere oppure ci sta solo consumando? Stiamo costruendo qualcosa o stiamo solo perdendo tempo? Stiamo andando verso i nostri sogni o stiamo solo cercando di non affogare?

Perché alla fine, quello che conta non è quanto hai sudato, ma dove ti ha portato quel sudore. Non è quanto sei stanco, ma quanto sei vicino a quello che vuoi davvero.

La fatica, da sola, è come un martello senza chiodi. Può fare tanto rumore, ma non costruisce niente. È uno strumento, niente di più. E come tutti gli strumenti, può portarti lontano o lasciarti fermo al punto di partenza, dipende da come lo usi.

© Riproduzione riservata - 28/11/2024
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Tag: Impegno, Obiettivi, Fatica, Consapevolezza

Autore della Pillola
Andrea Mangano

Negli ultimi dieci anni ho affrontato con passione diverse sfide personali e imprenditoriali, spinto dal desiderio di vivere con intenzione e non schiavo della routine. Miro ad essere sempre più padrone del mio tempo e consapevole delle mie scelte.

Sono l'autore delle Pillole di Consapevolezza, un progetto che incarna questo percorso di crescita e riflessione.

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Domanda 1
Qual è l’obiettivo preciso che sto cercando di raggiungere con i miei sforzi quotidiani?
  • Ho un obiettivo chiaro, ben definito e motivante, che mi spinge a dare il massimo.
  • Ho un'idea generale, ma sto lavorando per concretizzarla meglio.
  • Non riesco a individuare un vero scopo e mi sento confuso su dove sto andando.
  • Non penso di avere un obiettivo. Sto semplicemente reagendo alle circostanze.
Domanda 2
Le azioni che compio ogni giorno mi avvicinano a qualcosa di significativo o sembrano ripetitive e improduttive?
  • Ogni giorno vedo piccoli progressi che mi danno fiducia e motivazione.
  • Alcune azioni sono utili, altre richiedono aggiustamenti per essere più mirate.
  • Mi sento spesso bloccato in una routine che non produce alcun risultato tangibile.
  • Le mie giornate sembrano riempite solo per evitare il vuoto, senza un reale progresso.
Domanda 3
Sto dedicando il mio tempo e le mie energie a ciò che è davvero importante per me, o sto inseguendo aspettative altrui?
  • Gran parte delle mie energie è rivolta a ciò che considero davvero significativo per la mia crescita personale.
  • Cerco un equilibrio tra ciò che voglio e ciò che gli altri si aspettano da me.
  • Mi accorgo che sto facendo molte cose per compiacere gli altri, trascurando ciò che conta davvero per me.
  • Mi sento come se stessi vivendo una vita impostata da qualcun altro, senza seguire le mie priorità.
Domanda 4
Quando penso ai risultati dei miei sforzi, sento una sensazione di soddisfazione o di frustrazione?
  • Sono soddisfatto dei progressi fatti, anche se ci sono ancora molte sfide da affrontare.
  • Provo una certa soddisfazione, ma credo che potrei ottenere di più ottimizzando le mie energie.
  • Mi sento frustrato perché i risultati non sono all’altezza degli sforzi che sto mettendo.
  • La frustrazione è costante. Sembra che nulla cambi nonostante il mio impegno.
Domanda 5
Se continuassi così, dove mi troverei tra un anno?
  • Mi vedo in una posizione migliore, con risultati concreti che riflettono il mio lavoro.
  • Credo di poter fare progressi, anche se dovrò apportare dei miglioramenti al mio approccio.
  • Non sono sicuro di dove sarò; temo di rimanere fermo al punto di partenza.
  • Continuare così mi porterebbe probabilmente a una maggiore insoddisfazione e stanchezza.