Morire non è sempre una questione di respiri.
Ogni scelta mancata, ogni paura che ci blocca, ogni abitudine che ci spegne può essere una piccola morte.
Vogliamo morire lentamente o rischiare per vivere pienamente?
Quando pensiamo alla morte, la immaginiamo come un ultimo respiro, il silenzio, la fine.
Eppure, si può morire ogni giorno pur continuando a respirare. Ci sono mille modi di spegnersi e alcuni sono ben più tristi di una fine improvvisa.
Accade quando ci svegliamo una mattina e ci rendiamo conto di vivere esattamente come dieci anni prima, non perché ci renda felici, ma perché siamo troppo spaventati o rassegnati per cambiare.
È una morte lenta, fatta di scuse: scuse per non crescere, per non rischiare, per non vivere davvero.
Ma chi è a scegliere questa fine se non noi stessi?
È una scelta che prendiamo ogni giorno quando ci accontentiamo di sopravvivere, quando lasciamo spegnere il nostro senso critico e la nostra curiosità, quando ci rifugiamo nel pensiero comune o nella nostra zona sicura.
Vogliamo davvero sapere com'è fatta questa morte?
È più vicina di quanto pensiamo:
È negli occhi di chi dice: "Ormai è troppo tardi per cambiare", anche se ha appena 30 anni.
È in quella coppia al ristorante che si parla con l'entusiasmo di chi sta aspettando il proprio turno alle poste.
È in noi stessi, quando passiamo ore a scorrere post sui social, invece di dedicarci a ciò che desideriamo davvero.
Non c’è bisogno di una malattia, della vecchiaia o di un incidente per morire. Basta restare immobili, impassibili, mentre la vita ci scorre davanti.
Ogni volta che ci tiriamo indietro per paura, stiamo scegliendo, ancora una volta, di morire.
Ci nascondiamo perché crediamo di non essere abbastanza? Moriamo.
Ci aggrappiamo al passato come se non avessimo di meglio da vivere? Moriamo, ancora una volta.
La paura che ci paralizza non ci proteggerà dalla morte o dal fallire. Sta semplicemente rubandoci la possibilità di vivere davvero.
Non abbiamo bisogno di gesti incredibili per tornare a vivere. Basta saper togliere il velo dell'abitudine, quella sottile pellicola di indifferenza che avvolge ogni cosa nel grigiore del "già visto" e del "già vissuto", e quel timore di perdere qualcosa nel muovere un passo avanti.
Ebbene, la prossima volta che incrociamo lo sguardo della persona che amiamo, osserviamola come se fosse la prima volta (ricordate la prima volta, vero?). Assaporiamo quel caffè che ingurgitiamo distrattamente al mattino come se fosse l'ultimo. Facciamo qualcosa di cui abbiamo timore.
Il nostro cuore pompa senza sosta, i nostri polmoni bruciano ossigeno, e noi come onoriamo questa sacrificio?
Non dobbiamo per forza trovare mille ragioni per tornare a vivere. Ne basta una.
È ora di riaprire quel cassetto dove giace il sogno che non osiamo inseguire. Di prenotare quel viaggio che rimandiamo da troppi anni. Di fare quella telefonata che ci fa tremare le mani.
Il peggio che possa accadere? Non ottenere il risultato sperato.
Ma un tentativo mancato pesa meno del rimpianto di non averci provato.
E soprattutto, amiamo. Non con la timidezza di chi teme un rifiuto o di soffrire, ma con la saggezza di chi ha compreso che l'amore è la cosa più bella che ci possa accadere.
Possiamo rinascere oggi:
Non quando avremo più soldi.
Non quando ci sentiremo all'altezza.
Non quando i pianeti e gli astri saranno perfettamente allineati.
La vita è ora. Viviamo questo momento come se questa fosse l'ultima occasione, come se fosse la prima volta, come se fosse la sola cosa che conta davvero.
Perché alla fine dei giochi, non conterà il tempo che abbiamo respirato, ma l'intensità con cui abbiamo amato, l'audacia con cui abbiamo rischiato e la gioia con cui abbiamo celebrato il miracolo della vita.
Sai qual è, in fondo, l'unica tragedia?
Non è quando il cuore si ferma nel suo ultimo battito. È quando, in quell'istante finale, realizziamo di aver solo sfiorato la superficie dell'esistenza.
È morire intatti, mai pervasi dall'amore vero, dalle ferite che ci rendono saggi, dalle follie che ci rendono vivi.
"Essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare." Martha Medeiros
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Lavoro nel mondo digitale.
Negli ultimi otto anni ho intrapreso numerose sfide personali e imprenditoriali. Ogni giorno mi impegno affinché la mia quotidianità sia il riflesso del mio desiderio e non una passiva routine. Miro ad essere sempre più padrone del mio tempo e consapevole delle mie scelte.
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