L'amicizia può curare l’anima più di qualsiasi medicina.
Nei momenti difficili, una parola sincera, una risata condivisa o la semplice presenza possono alleviare il peso delle nostre ferite interiori.
Ma cosa rende davvero l'amicizia una terapia così potente?
A volte l’amicizia nasce in maniera classica: cresci nello stesso quartiere, giochi nello stesso campetto, vai a scuola con le stesse facce per dieci anni di fila e, volente o nolente, diventi complice di qualcuno. Ma ci sono altre volte in cui l'amicizia spunta fuori da situazioni così assurde che, se ci pensi bene, ti viene da ridere. Nel mio caso, la scintilla è stata una ragazza. Non una qualsiasi: la ragazza. Quella che, senza saperlo, aveva fatto perdere ore di sonno a me e a Edoardo.
Il dettaglio surreale è che noi due stavamo vivendo la stessa identica ossessione, ma in parallelo. Senza sospettarlo, facevamo le stesse fantasie, gli stessi film mentali degni di Hollywood, e provavamo la stessa frustrazione adolescenziale. Io ero convinto di essere l'unico idiota che passava i pomeriggi a immaginare conversazioni mai avvenute, finali perfetti che non sarebbero mai arrivati. Invece no: c'era Edoardo, dall'altra parte della città, faceva esattamente la stessa figura da fesso.
Quando l'abbiamo scoperto, ci siamo guardati come due che si beccano con lo stesso compito copiato: un attimo di imbarazzo, poi una risata liberatoria. E lì è scattato qualcosa: la complicità. Da quel momento abbiamo capito che l'amicizia, quella vera, è anche la capacità di ridere insieme delle proprie "tragedie" che, a guardarle bene, non erano più comiche che drammatiche.
Perché l'amicizia fa questo: prende i tuoi drammi personali, li alleggerisce e ti fa dire: “Ok, non sono l’unico scemo a stare così”.
Ma attenzione: l'amicizia non si limita alle risate e alla pizza condivisa al sabato sera. Non è solo il messaggio “ci sei stasera?” e la birra al bar.
L'amicizia è molto di più. È un punto di riferimento. È sapere che, anche quando la vita ti sembra uno schifo, c’è qualcuno al tuo fianco. Non per risolvere tutto — perché un amico non è mica un mago — ma per esserci, camminare accanto a te, anche senza sapere esattamente dove si sta andando.
E questa cosa cambia radicalmente il modo in cui affronti i problemi. Non li fa sparire, certo. Però li ridimensiona. Ti fa capire che puoi affrontarli, perché c’è qualcuno che li guarda insieme a te. E a volte basta sentirsi dire: “Tranquillo, ci sono io”. Tre parole che non risolvono niente in pratica, ma che ti fanno sentire immediatamente meglio.
Io, per anni, ho vissuto le mie insicurezze come una faccenda privata, come qualcosa di cui avere vergogna. Le tenevo chiuse in testa, convinto che fossero un qualcosa “da risolvere da solo”. Risultato? Non se ne uscivo mai. Poi ho trovato un amico. Non che avesse le risposte giuste, anzi: aveva pure lui i suoi casini. Ma c'era. Ed era questo che contava.
E allora ho capito una cosa fondamentale: un amico non deve avere sempre la frase perfetta, il consiglio illuminante, la soluzione miracolosa. A volte basta che non sparisca. Basta che resti lì.
E quando resta, succede qualcosa di incredibile: inizi a guardarti con occhi diversi. Non perché lui ti dica “sei fantastico così come sei”, ma perché lo senti, lo vivi. Perché accetta i tuoi difetti, le tue paranoie, e ti fa capire che non c'è nulla da cambiare per meritare affetto. Ed è lì che inizi, pian piano, ad accettarti anche tu.
Paure, insicurezze, complessi… restano, ma diventano più piccoli.
L'amico non ti libera dai problemi, ti aiuta a guardarli per quello che sono: ostacoli da superare.
E spesso, messi a confronto con due occhi che li guardano insieme ai tuoi, quegli ostacoli sembrano meno insormontabili.
E allora ti accorgi che l'amicizia è la terapia più semplice e potente che esista. Non si compra, non ha controindicazioni, non ha bisogno di prescrizioni. Basta che sia autentica.
Per questo, se hai un amico vero, tienilo stretto. Non darlo per scontato. Se sei un amico, non limitarti a esserci nei momenti comodi. Perché alla fine non sono i traguardi personali a rendere bella la vita, ma le risate improvvise, le figuracce condivise, persino i silenzi che pesano meno quando li vivi insieme a qualcuno.
Perché, in fondo, un amico non è quello che ti salva. È quello che ti ricorda che non sei da solo a combattere.
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Tag: Amicizia, Sentirsi capiti, Avere un amico, Terapia dell'amicizia
Negli ultimi dieci anni ho affrontato con passione diverse sfide personali e imprenditoriali, spinto dal desiderio di vivere con intenzione e non schiavo della routine. Miro ad essere sempre più padrone del mio tempo e consapevole delle mie scelte.
Sono l'autore delle Pillole di Consapevolezza, un progetto che incarna questo percorso di crescita e riflessione.
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