Ripetiamo a noi stessi che non siamo pronti o all'altezza e finiamo per convincercene davvero.
Ma l’autostima non nasce dall'essere perfetti: prende vita nel momento in cui scegliamo di agire, nonostante le paure.
E se fosse ora di smettere di nasconderci e cominciare a fidarci di noi stessi?
Iniziamo con una domanda. Hai mai visto un leone che prima di ruggire si guarda intorno, si scusa per il volume, chiede il permesso?
No, eh? Il leone rugge e basta. Perché è un leone, che ti aspetti.
E noi invece cosa facciamo? Ah, noi siamo speciali. Noi ci rimpiccioliamo per non dare fastidio. Neghiamo noi stessi per paura che qualcuno ci dica "ma chi ti credi di essere?". E siccome suona male dire che abbiamo poca autostima, la chiamiamo "umiltà". Così ci sentiamo meglio.
Ma l'autostima non è una carezza. È tipo una rivoluzione.
È dire "no, aspetta, io non la penso così" anche se tutti gli altri ti guardano come se fossi matto. È smettere di giustificare ogni respiro che fai. È dire "io valgo" anche quando l'applauso non c'è. Anzi, soprattutto quando non c'è.
Sai chi va avanti nella vita?
Non i più bravi. Ma no. Vanno avanti quelli che hanno una sicurezza che rasenta la pazzia. Quella roba lì che ti fa andare oltre mentre gli altri stanno fermi a pensare "ma se poi non ce la faccio?".
Però attenzione, non sto parlando di quelli che si credono superiori agli altri. Quelli lì fanno solo danni. Sto parlando di quella convinzione profonda che hai anche quando tutto va male. Quella vocina che ti dice "difficile sì, impossibile no".
La vita non premia chi si nasconde nell'angolo. Premia chi si butta. Chi rischia. Chi salta nell'acqua senza sapere nuotare, convinto che imparerà mentre affonda.
Prendi quello che ha paura di parlare in pubblico. Si racconta da vent'anni che "non è portato". Ma chi l'ha deciso? Spesso sono solo storie che ci raccontiamo per rimanere comodi nella nostra zona di sicurezza.
Perché non bastano le capacità. Non basta neanche l'impegno. Serve crederci. Davvero. Con tutto te stesso.
La "sindrome dell'impostore" poi è il massimo. "Non sono pronto", "non sono abbastanza", "è stata solo fortuna". Ma quando mai! È paura travestita da modestia. È autosabotaggio in giacca e cravatta.
E allora lo dico chiaramente: spesso abbiamo bisogno di un'overdose di autostima. Sì, avete sentito bene. Un eccesso. Non quella fiducia educata da salotto, ma quella che esagera. Quella che ti fa camminare come se avessi già vinto. Non per finta, ma per scelta.
L'autostima non la trovi per strada. Non te la regala nessuno. Te la costruisci, mattone dopo mattone, e ogni giorno devi darle da mangiare.
È una scommessa con te stesso. Oggi scelgo di crederci, domani lo dimostro coi fatti.
Quindi basta aspettare di sentirsi pronti. Quel momento lì non arriva mai. È come aspettare l'autobus della felicità: puoi anche aspettare, ma intanto gli altri prendono il taxi.
L'autostima non è sentirsi speciali. È sapere che anche se sei un disastro ambulante, hai comunque abbastanza valore per farcela.
Non serve essere pronti. Serve iniziare. Perché l'autostima è figlia del fare, non del pensare. E quando cominci davvero a stimarti, non cambia solo come ti presenti al mondo. Cambia proprio come vivi.
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Tag: Autostima, Fiducia in se stessi, Credenze limitanti, Valorizzare se stessi
Negli ultimi dieci anni ho affrontato con passione diverse sfide personali e imprenditoriali, spinto dal desiderio di vivere con intenzione e non schiavo della routine. Miro ad essere sempre più padrone del mio tempo e consapevole delle mie scelte.
Sono l'autore delle Pillole di Consapevolezza, un progetto che incarna questo percorso di crescita e riflessione.
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