Pillola 12

Essere felici senza essere perfettiAndare oltre le imperfezioni per ritrovare la felicità

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A. Mangano
Intro alla pillola

Ogni giorno cerchiamo una perfezione che esiste solo nei filtri di Instagram e nelle aspettative della società.

La tirannia del perfezionismo ci rende prigionieri di standard impossibili, trasformando la vita in una continua corsa verso un orizzonte che si allontana ad ogni passo.

E se la vera felicità si nascondesse proprio nelle crepe e nelle imperfezioni che tanto ci sforziamo di nascondere?

Nel 2019 compro casa. Una casa sul mare, con tutto quello che serve. Ma io, genio, non ci vado ad abitare subito. Perché? Perché non era "perfetta". Mancava questo, mancava quello, il colore di quella parete non mi convinceva, il rubinetto del bagno forse era un po' troppo cromato. Per mesi sono rimasto lì a girarci intorno come un cane che si morde la coda, sempre insoddisfatto, sempre con il dubbio che le scelte fossero sbagliate.

Perché noi tutti spesso abbiamo questo vizio: leghiamo la felicità ai nostri desideri come se fosse un contratto notarile.

"Sarò felice quando avrò la casa perfetta", "sarò felice quando avrò il lavoro perfetto", "sarò felice quando avrò il partner perfetto". E intanto? Intanto la vita passa e noi stiamo lì ad aspettare che si allineino miracolosamente i pianeti.

È come quando aspetti il weekend per essere felice, e poi il lunedì sei già lì che conti i giorni fino al prossimo.

La felicità non è una carta fedeltà che accumuli punti per poi spenderla tutta insieme. È come il pane fresco: o lo mangi oggi o domani è duro.

Siamo bravissimi a fare l'elenco di tutto quello che va storto. "Ah, se non fosse per questo... ah, se non fosse per quello...". Ma a cercare le ragioni per sorridere? Lì diventiamo ciechi come pipistrelli a mezzogiorno. Vogliamo essere perfetti in tutto: nel lavoro, in amore, persino nel modo di parcheggiare la macchina. Ci mettiamo obiettivi così alti che neanche Superman ci arriverebbe.

E allora ti chiedo: ma tu davvero credi che quando avrai risolto tutti i problemi, quando tutto andrà come vuoi tu, quando avrai sistemato ogni virgola della tua vita, allora sì che sarai felice? Ma neanche per sogno! Perché se arrivi lì, subito dopo ti inventi un altro problema da risolvere, un altro traguardo da raggiungere.

Senti qua, la perfezione è una fregatura colossale. È come inseguire l'orizzonte: più corri verso di lui e più lui scappa. E intanto ti perdi tutto il panorama che hai intorno. Guarda i bambini: sono felici anche se hanno i vestiti sporchi, anche se non sanno ancora allacciarsi le scarpe, anche se disegnano case che sembrano più delle patate. Perché? Perché non si sono messi in testa di essere "perfetti".

Anche perché diciamocelo apertamente: è impossibile essere perfetti, anche volendo. Gli errori, i fallimenti, le figure di merda li facciamo tutti: all'inizio fanno male, poi diventano parte di noi e alla fine sono quelle che ci rendono interessanti. Mio nonna diceva sempre: "Chi non sbaglia non fa niente, e chi non fa niente è già morto". E aveva ragione da vendere.

Pensa a quando impari a guidare: all'inizio spegni il motore ad ogni semaforo, gratti tutti i cordoli della città, fai una curva e sembra che stai guidando un carro armato. Ma è proprio sbagliando che impari dove mettere i piedi, come dosare la frizione, come sentire la macchina. Se aspettassi di essere perfetto alla guida, cammineresti ancora a piedi!

La felicità non è perfezione, e nemmeno mettersi i paraocchi e far finta che tutto sia rosa e fiori.

Essere felici vuol dire guardarsi allo specchio la mattina e dire: "Eccomi qua, con tutti i miei difetti, le mie paure, i miei problemi irrisolti, ma sono vivo e oggi ho un'altra possibilità". È riconoscere che sei imperfetto come un vaso fatto a mano, ma proprio per questo sei unico, hai una storia da raccontare.

E quando arrivano i momenti difficili - e arrivano sempre, eh, non c'è santo che tenga - non devi scappare. Devi stare lì, guardarli in faccia e dire: "Ok, siete qui, vi vedo. Ma io non mollo". E lì, nonostante tutto devi essere felice.

La felicità, alla fine, è come il dialetto: non è perfetto, ha le sue regole strane, qualche volta non si capisce neanche, ma è autentico. È tuo. E quando lo parli, ti senti a casa, anche se sei dall'altra parte del mondo.

Perché, alla fine dei conti, non è la perfezione che ti fa alzare la mattina con voglia di vivere.

La perfezione è fredda, è distante, è come quei musei dove non puoi toccare niente. La felicità invece è come la cucina di tua nonna: è un po' disordinata, qualche pentola è ammaccata, il tavolo ha qualche graffio, ma è lì che hai mangiato i piatti più buoni della tua vita. È lì che ti sei sentito amato. È quella "imperfezione" piena di calore che ti fa venire voglia di tornare sempre.

© Riproduzione riservata - 02/01/2023
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Tag: Felicità, Essere felici, Felicità senza perfezioni, Sorridere alla vita

Autore della Pillola
Andrea Mangano

Negli ultimi dieci anni ho affrontato con passione diverse sfide personali e imprenditoriali, spinto dal desiderio di vivere con intenzione e non schiavo della routine. Miro ad essere sempre più padrone del mio tempo e consapevole delle mie scelte.

Sono l'autore delle Pillole di Consapevolezza, un progetto che incarna questo percorso di crescita e riflessione.

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Prendi qualche minuto per rispondere a queste domande. Potrebbero darti una consapevolezza nuova su te stesso e sulla tua vita.

Domanda 1
Sto pianificando obiettivi irrealistici?
  • No, i miei obiettivi sono ambiziosi ma raggiungibili con impegno e dedizione.
  • Non credo, anche se alcuni potrebbero richiedere più tempo e risorse del previsto.
  • Forse sì, mi rendo conto che i miei obiettivi sono molto difficili da realizzare.
  • Sì, probabilmente sto puntando troppo in alto senza considerare i limiti reali.
Domanda 2
Sono disposto ad accettare soluzioni e risultati imperfetti?
  • Sì, accetto che la perfezione non sia sempre necessaria e sono pronto a procedere con soluzioni praticabili.
  • Sì, anche se mi sforzo per ottenere il meglio, capisco che l'imperfezione fa parte del processo.
  • Non molto, fatico ad accettare risultati che non siano all'altezza delle mie aspettative.
  • No, tendo a essere molto esigente e non mi accontento mai di qualcosa di meno che perfetto.
Domanda 3
Sto impiegando una quantità di tempo irragionevole per raggiungere il mio obiettivo?
  • No, sto gestendo il mio tempo in modo equilibrato e realistico.
  • Forse un po', ma cerco comunque di essere produttivo e non spreco troppo tempo.
  • Sì, spesso dedico troppo tempo a dettagli che non sono così importanti.
  • Decisamente sì, passo troppo tempo a perfezionare ogni aspetto e non riesco a fare progressi rapidi.
Domanda 4
Sto dando più importanza alla forma che alla sostanza?
  • No, cerco di concentrarmi principalmente sul contenuto e sui risultati concreti.
  • A volte sì, ma mi rendo conto che la sostanza deve sempre prevalere sulla forma.
  • Sì, mi capita di dare eccessivo peso all’apparenza e meno all’essenza delle cose.
  • Sì, sono spesso ossessionato dall'estetica e dal dettaglio, a scapito del vero valore del lavoro.