Spesso siamo intrappolati in una visione distorta del successo, confondendolo con la felicità.
Questo errore ci porta a sopravvalutare il suo impatto positivo e a distoglierci dagli obiettivi che darebbero vero significato alla nostra vita, spingendoci in una ricerca lunga e infruttuosa.
Cosa significa per noi il successo?
Vi siete mai sentiti come quei tizi che guardano i profili Instagram degli imprenditori di successo e pensano "Ecco, quello sarò io tra cinque anni"?
Io sì. E posso dirvi che è stata una delle cose più stupide che abbia mai fatto.
Molti anni fa ero convinto di essere prossimo al successo. Avevo questa startup e pensavo che sarebbe bastato lavorare diciotto ore al giorno per diventare ricco sfondato. Perché nella mia testa funzionava così: soldi uguale felicità. Punto. Fine della discussione.
Solo che non funziona così, eh.
Più mi ammazzavo di lavoro cercando di copiare il successo dei guru della Silicon Valley, più mi rendevo conto che non sapevo neanche perché lo stavo facendo.
Era come correre una maratona senza sapere dove fosse il traguardo. E alla fine ti ritrovi stremato, incazzato e con la sensazione di aver buttato via mesi della tua vita per inseguire il niente.
Ma sapete qual è il vero problema?
Che oggi viviamo immersi in questa melassa digitale che ci convince che tutti gli altri stanno vivendo meglio di noi. Apri Instagram e vedi il tuo amico delle superiori che posta foto da Montecarlo. Vai su LinkedIn e trovi il tuo ex collega che è diventato CEO di una multinazionale. Scorri TikTok e c'è sempre qualche ventenne che ti spiega come ha fatto i primi centomila euro vendendo corsi online.
E tu cosa fai? Ti senti una merda. Pensi: "Madonna, io che sto facendo nella vita? Questi hanno capito tutto e io sono ancora qui a grattarmi."
La verità è che siamo diventati tutti un po' masochisti. Ci piace soffrire confrontandoci con vite che probabilmente sono finte al novanta per cento.
Perché diciamocelo: quella foto del tuo amico a Montecarlo magari l'ha scattata durante un weekend pagato dall'azienda.
Il punto è che ci siamo fissati con questa idea che il successo sia come un interruttore: oggi sei uno sfigato, domani sei Elon Musk. E nel frattempo ci ammazzamo di stress, ci roviniamo i rapporti, ci dimentichiamo di vivere, tutto per cosa? Per dimostrare a chi che siamo bravi?
Perché alla fine è questo, no? Non lo facciamo per noi stessi. Lo facciamo per poter dire: "Hai visto? Ce l'ho fatta anch'io."
È come quando da bambini facevamo a gara a chi pisciava più lontano. Stesso principio, solo che adesso invece dell'urina misuriamo i follower e il conto in banca.
Ma vi dico una cosa: l'ho capito sulla mia pelle che questa roba non funziona.
Una persona che sta bene con se stessa non ha bisogno di dimostrare niente a nessuno.
Se ti svegli la mattina e hai voglia di alzarti dal letto, se fai un lavoro che non ti fa venire l'orticaria, se hai persone che ti vogliono bene davvero - non per quello che hai ma per quello che sei - allora amico mio, hai già vinto.
Il successo vero non è quella roba lì che ti vendono. Non sono i soldi, non sono le macchine fighe, non sono le foto su Instagram con la didascalia motivazionale scritta in corsivo.
Il successo è quando fai qualcosa che ti piace e riesci pure a campare facendolo. È quando ti svegli e pensi: "Ok, oggi è una giornata che mi va di vivere al 100%."
Tutto il resto - i numeri, i titoli, i riconoscimenti - sono la ciliegina sulla torta. Bella se c'è, ma la torta deve essere buona già di suo.
Quindi ecco il mio consiglio da ex aspirante imprenditore: fregatevene di quello che fanno gli altri. Trovate quello che vi fa stare bene e fatelo. I soldi, se devono arrivare, arriveranno. E se non arrivano? Pazienza. Almeno avrete vissuto una vita vostra, non la fotocopia sbiadita di quella di qualcun altro.
Perché alla fine, lo sappiamo tutti: è meglio essere felici poveri che ricchi e depressi. Anche se su Instagram fa meno figo.
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Tag: Ossessione per il successo, Aspettative sociali, Ricerca del successo, Depressione
Negli ultimi dieci anni ho affrontato con passione diverse sfide personali e imprenditoriali, spinto dal desiderio di vivere con intenzione e non schiavo della routine. Miro ad essere sempre più padrone del mio tempo e consapevole delle mie scelte.
Sono l'autore delle Pillole di Consapevolezza, un progetto che incarna questo percorso di crescita e riflessione.
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