Diciamo di sì più spesso di quanto osiamo ammettere.
Lo sussurriamo per inerzia, lo balbettiamo per timore, lo pronunciamo convinti che sia la via più sicura e comoda da percorrere.
Ma mentre assecondiamo il mondo, quante volte diciamo "no" a noi stessi e ai nostri desideri?
Ci lasciamo trascinare dalle aspettative degli altri, concediamo "cortesie" e "favori", incapaci di rifiutare, a volte condizionati dalle abitudini e dai rapporti che ci legano alle persone. Continuiamo a dire di sì anche quando ogni cellula del nostro corpo ci urla di mandare tutto al diavolo. Lo facciamo perché non vogliamo deludere nessuno, perché ci terrorizza l’idea di sembrare egoisti, o peggio, di perdere chissà quale opportunità.
Ma quel consenso automatico ci porta su sentieri che non vorremmo percorrere e il nostro tempo – quel maledetto prezioso tempo – finisce sprecato per cose che non ci importano affatto.
C'è una parola, piccola ma potentissima, che può ribaltare completamente il modo in cui viviamo: no.
Non fatevi ingannare dalla sua semplicità. Alcuni "no" hanno letteralmente riscritto la storia. Pensate a Rosa Parks: nel 1955, il suo rifiuto di cedere il posto su un autobus a un bianco (secondo le regole vigenti) accese la scintilla del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti. Gandhi guidò la disobbedienza civile per l'indipendenza dell'India. Martin Luther King Jr. si oppose alla segregazione razziale, e Nelson Mandela disse "no" a decenni di apartheid in Sudafrica. Quei "no" non hanno solo fatto la differenza, hanno cambiato il mondo.
I nostri rifiuti forse non cambieranno il destino dell'umanità, ma ci aiuteranno a cambiare la nostra vita.
Ogni volta che diciamo "sì" a qualcosa, stiamo tacitamente dicendo "no" a qualcos'altro.
Quel "sì" al lavoro extra è un "no" al tempo con i nostri cari. Quel "sì" all'ennesimo favore, è un "no" al riposo di cui abbiamo bisogno.
Dire "no" è un modo per controllare la nostra vita, per far valere le nostre convinzioni.
Non significa diventare egoisti. Significa diventare selettivi, e soprattutto, consapevoli. Si tratta di dare al nostro tempo il valore che merita.
Quante notti insonni abbiamo passato solo per essere sempre "a disposizione"? Quanti sogni abbiamo accantonato per la paura di deludere qualcuno?
La verità è che abbiamo detto più "no" a noi stessi che agli altri. E questo significa vivere in balia delle aspettative altrui.
Dire "no" è come tracciare una linea netta e decisa: "Fin qui, ma non oltre!". È riconoscere i nostri limiti e rispettare ciò in cui crediamo. È difendere il nostro tempo, la nostra energia, i nostri sogni da tutto ciò che li consuma senza restituire nulla di valore.
Dire "no" significa prendersi la piena responsabilità della propria esistenza. È affermare: "Sono io a scegliere. Io decido come voglio vivere, dove investire le mie risorse, chi voglio diventare."
Ogni "no" consapevole è un "sì" a noi stessi. Un "sì" ai nostri valori, alle nostre ambizioni, alla nostra integrità.
Quindi usiamo questo potere con equilibrio, consapevolezza e coraggio, senza lasciarci frenare dalla paura. Ogni "no" consapevole è un passo verso una vita più vera, più appagante, più nostra.
Quali "no" dovremmo iniziare a dire oggi per liberarci? A cosa stiamo dedicando troppo tempo, energia, o attenzione senza che ci ritorni nulla di significativo in cambio?
Chiediamoci se è questo che vogliamo e di cui abbiamo davvero bisogno.
Su quell’altare che chiamiamo vita, impariamo a dire di no. Perché ogni volta che lo facciamo, stiamo scegliendo di onorare ciò che per noi conta davvero.
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Lavoro nel mondo digitale.
Negli ultimi otto anni ho intrapreso numerose sfide personali e imprenditoriali. Ogni giorno mi impegno affinché la mia quotidianità sia il riflesso del mio desiderio e non una passiva routine. Miro ad essere sempre più padrone del mio tempo e consapevole delle mie scelte.
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