Cerchiamo incessantemente fonti di gioia e appagamento, spesso procedendo alla cieca, come chi cerca al buio il buco della serratura. In questa intricata ricerca, tendiamo a confondere la "felicità" e la "soddisfazione".
Se ti stai chiedendo se siano davvero la stessa cosa o se abbiano qualche tipo di relazione, possiamo paragonarle al latte e al caffè: sono elementi distinti, ma spesso sono mescolati insieme nel nostro cappuccino mattutino!
Per alcuni, la felicità si manifesta come quel brivido di contentezza che segue il conseguimento di qualcosa di desiderato, come dire "Sono felice perché ho comprato un'auto nuova di zecca" o anticipando qualcosa che avverrà "Sarò felice quando finirò gli studi".
Ma ora, fermati un attimo e chiediti: quella sensazione di gioia che provi è davvero felicità, o forse qualcosa di vagamente simile?
Quando raggiungiamo un obiettivo, sperimentiamo l'effetto energizzante della soddisfazione. La sensazione di aver appagato un bisogno o un desiderio ci conferisce una botta di piacere e autostima. Questo ci suggerisce che la soddisfazione è strettamente legata al raggiungimento di "qualcosa", che sia un traguardo professionale o l'acquisto di un oggetto tanto desiderato.
In contrasto, la felicità si distingue per essere uno stato di benessere interiore, meno soggetto alla variabilità dei fattori esterni.
Essa è associata a emozioni durature e profonde, come la gioia di vivere e la gratitudine. La vera felicità, a differenza della soddisfazione, non è limitata a momenti specifici o a risultati tangibili, ma si radica in uno stile di vita allineato ai propri valori e basato sulla costruzione di relazioni significative.
Per semplificare questi concetti, ti condivido una mia personale metafora. Immagina la soddisfazione come la sensazione nel consumare un'intera tavoletta di cioccolato. È bello sul momento e ti fa sentire subito bene, ma alla fine può non far bene alla tua salute. Ora, pensa alla felicità come una dieta equilibrata. Non offre il piacere istantaneo che si ha con il cioccolato, ma nel lungo periodo fa bene al tuo corpo e contribuisce al tuo benessere complessivo.
Ma perché, nonostante le spiccate differenze, commettiamo spesso l'errore di confonderle?
Il malinteso nasce dalla convinzione che la felicità sia dipendente dalla soddisfazione. Leghiamo le due cose in un rapporto di causa-effetto, semplificando la felicità nella formula "Desiderio soddisfatto = felicità".
Ci aggrappiamo all'idea che, se solo ottenessimo ciò che desideriamo, un'ondata di gioia inonderà la nostra esistenza. Ma questa equazione altro non è che la soluzione improbabile di un problema assai più complesso. Questo equivoco ci spinge a cercare la felicità nei luoghi più improbabili e nei momenti più inopportuni, e soprattutto, nella maniera sbagliata.
La soddisfazione può contribuire alla felicità, ma da sola non costituisce una condizione sufficiente, né tantomeno necessaria.
Spesso trascuriamo un dettaglio fondamentale: è possibile essere felici anche senza raggiungere la piena soddisfazione.
Può sembrare strano, ma è la realtà! Anche quando le cose non vanno come speravamo, è possibile mantenere uno stato di gioia. "Sto bene con me stesso e con le persone a cui tengo e amo profondamente la vita. Nonostante il mio progetto sia stato cestinato al lavoro e nonostante non possa permettermi la casa dei sogni, sono comunque felice!".
La soddisfazione non genera automaticamente felicità. Detto in altre parole, non devi essere il più figo della classe per essere il più felice.
Quando trovi la gioia nella tua vita, raggiungi una soddisfazione più profonda e duratura che va oltre i momenti fugaci e le conquiste materiali e professionali.
Per persuadervi di questa prospettiva, basta pensare che molte persone ricche, nonostante il successo, non trovano la felicità, mentre altre più povere, nonostante le avversità, costruiscono una vita ricca e felice.
A questo punto, in fondo all'aula, un ragazzo alza la mano esitante e chiede: "Scusi Prof, ma cosa è meglio, essere felici o soddisfatti?"
Non ho idea di cosa direbbe quell'insegnante, che, con la borsa sotto il braccio, stava già per uscire dall'aula per andare a pranzo. Da parte mia, ritengo che non esista una soddisfazione più grande di essere felici, ma allo stesso tempo sono consapevole che la soluzione migliore risiede sempre nel cogliere il perfetto equilibrio.
Trovare la giusta combinazione tra gioia interiore e appagamento materiale potrebbe essere la chiave per vivere una vita piena, perché la nostra anima ha bisogno di essere nutrita tanto quanto il nostro corpo.
Per questo motivo e per tanti altri, dovremmo sempre monitorare la nostra felicità e la nostra soddisfazione, poiché sono gli indicatori del nostro benessere. È la giusta quantità di latte e caffè e la loro perfetta unione che rendono il nostro cappuccino favoloso, sbaglio?
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Lavoro nel mondo digitale.
Negli ultimi otto anni ho intrapreso numerose sfide personali e imprenditoriali. Ogni giorno mi impegno affinché la mia quotidianità sia il riflesso del mio desiderio e non una passiva routine. Miro ad essere sempre più padrone del mio tempo e consapevole delle mie scelte.
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